10a edizione di Mare Morje Vitovska al castello di Duino
Finalmente è arrivato venerdì, non vedevo l’ora. Un venerdì benedetto, baciato da un sole caldo di inizio estate. Indosso la cravatta, salto in macchina e arrivo nel castello, sono in leggero ritardo e devo fare presto, il convegno incomincia alle tre.
Il tema di quest’anno è: “Carso e marchi di qualità. A chi servono le DOC?”. Interessate, vediamo di imparare qualcosa.
Non so se a causa dell’argomento vasto o perchè non ben dibattuto, ma ho come la sensazione che i relatori giornalisti, esperti come Paolini e Pignattaro e il vice presidente di SlowFood Berlendis, non abbiano ben chiare le peculiarità e le problematiche del nostro territorio che, non a caso, è la culla della Vitovska. Pazienza.
Chi centra l’argomento invece è il presidente dell’associazione viticoltori Skerlj che con poca voce dice cose forti, animando il dibattito e facendo così intervenire il competente assessore regionale alle risorse agricole Shaurli.
A moderare non poteva mancare la splendida voce, dalla dizione perfetta, di Aurora Endrici.
Terminato il convegno, il consueto conferimento del titolo di Cavaliere della Vitovska (quest’anno doppio, al ristorante Nero di Seppia e a Claudio Donat).
Subito dopo la torta nel cortile interno.
Festeggiamo tutti assieme i 10 anni di MareMorjeVitovska. Un uccellino mi sussurra all’orecchio che l’Italia ha vinto segnando a pochi minuti dalla fine. Bene, la torta è ancora più dolce.
Foto, brindisi di rito e la kermesse ha inizio.
Sarò forse di parte in quanto triestino e amante, come Scipio Slataper, del” Il mio Carso” ma ogni anno la Vitovska mi sembra più buona.
E’ l’impegno maggiore dei nostri produttori? Il rispetto per la terra, filosofia condivisa ormai dai più? Insomma i vini migliorano di anno in anno e non può essere solo questione di clima.
Tanti i produttori, tutti sistemati seguendo un ordine scenografico dentro e fuori il castello, lungo le mura a picco sul mare e nei giardini.
Tutti interpreti di un vigneto che più di altri si presta ad essere espresso in modo diverso ricercando un proprio stile o seguendo una tradizione; ma esaltando sempre in fondo il terroir di appartenenza.
Ci sono le Vitovska vinificate in bianco eleganti come quella di Lupinc o quelle macerate di grande personalità, rimanendo a Prepotto, di Skerk e Zidarich.
Le delicate del Breg come quella di Ota, la spumantizzata di Odoni o quella super minerale di Rado Kocjancic.
Ci sono poi le più continentali dell’interno Milic Andrej a Sgonigo, Svara a Komen, Vina Stoka a Dutovlje.
Ancora, le Vitovska cittadine di Bole a Piscanci e quella dell’ “enfant prodige” Cernigoi a Longera.
Sempre con il bicchiere in mano scambiando due chiacchiere con i produttori, assaggio i nostri prodotti tipici preparati con cura da tanti ristoranti, agriturismi e locali storici. Buonissimi i sardoni impanai della Dama Bianca, le sarde in savor del Lido e la Sacher torte del Caffè San Marco.
Il crudo 24 mesi di Bajta è fantastico.
Ancora un giro e tornando nel cortile interno incontro gli ospiti tra i quali La Castellada, Il Carpino e Radikon con le le loro Ribolle che il mondo ci invidia.
Nelle sale del castello per l’occasione aperto al pubblico l’AIS organizza delle degustazioni guidate dagli stessi sommeliers. Mi congratulo con Roberto Filipaz delegato dell’associazione. Gran bella iniziativa.
Si fa sera e il tramonto rende tutto ancora più magico.
Scendo la scala del cortile interno, giro a sinistra e trovo in un belvedere che guarda Portopiccolo, due colonne dell’enologia locale, Skerlj e Cotar. Fantastico.
A condividere la degustazione dei vecchi amici. Un bicchiere, un altro ancora, una sigaretta. Tanti sorrisi, tante chiacchiere, insomma si tira tardi e qualcuno ci viene a dire che è ora di andare a casa.
Ancora un attimo.
Cullato dalla brezza serale mi sporgo dalla terrazza dove Rilke compose le sue Elegie Duinesi, mi sembra quasi di sentire il poeta e la sua melanconia.
Soddisfatto, guardo le luci lontane della mia Trieste, respiro il suo mare.
E’ proprio ora di andare.
Il vino è emozione.
DOCET Gianpaolo Lescovelli – Max Tramontini
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