Teranum
Pochi lo conoscono veramente. Da gran parte dei siti specializzati viene addirittura definito tannico e potente. È il Terrano, un Refosco particolare che, incontrando la terra rossa e il clima continentale dell’entroterra carsico, si offre al nostro palato con un colore pulito, un sorso fresco che sa di ferro e pietra. Leggero, poco alcolico ma, come i grandi vini che nascono in terroir particolari, propone la sua verticalità che si esprime con un’acidità spiccata. Difficilmente piacerà a chi considera il vino solo per la sua rotondità e potenza, a chi ricerca grandezza e “piacioneria” . Lui, un po’ sgarbato in giovinezza, aspro e colorato, diverrà più gentile ed equilibrato con un passaggio in legno (operato da alcuni vignaioli “illuminati”) e qualche anno in bottiglia, ma rimarrà sempre lui, fiero della sua identità, tronfio della sua personalità leggera ma persistente, come le note sottili di un grande profumo, come una persona sobria ma interessante.
Sabato 31 marzo, nell’affascinante cornice del Portopiccolo Pavillon, si è svolta l’undicesima edizione di “Teranum e i rossi del Carso“. Prologo dell’atteso evento una degustazione di Terrano d’annata per pochi eletti interpretata da Sandro Sangiorgi, da anni impegnato con Porthos a difendere la diversità contro l’omologazione del gusto. 35 aziende provenienti da tutto il territorio del Carso-Kras, da Piscianzi a Longera, da S.Croce a Sales, da Prepotto a Dutovlje e a Gorjansko, da Pisciolon a Bagnoli. 35 vignaioli impegnati a far conoscere le loro interpretazioni di un vitigno unico e le sue declinazioni.
C’era il perfetto equilibrio di Skerk, Zidarich e Skerlj, la finezza di Cotar, la rotondità di Rencel, l’internazionalità di Stoka, la pulizia di Bajta, l’austerita’ di Gabì e la genuinità di Milic, per citarne solo alcuni. E poi gli “intrusi”, come un rarissimo Moscato rosa di Parenzo vinificato secco di Lenardon e un Sangiovese di razza come quello di Carlo Tanganelli che, assieme a Taverna Pane e Vino, erano gli ospiti toscani nel Carso.
I vini trovavano l’abbinamento ideale grazie ai piatti egregiamente preparati dagli Chef dell’associazione Sapori del Carso, ai saporiti formaggi di Vidali e Devetak, all’inconfondibile prosciutto firmato Bajta e ai dolci gelati (anche quello al Terrano) del caffè winebar Vatta. Presenti alla kermesse le edizioni Hammerle con i loro libri e i loro autori. Di Federico Alessio la seconda edizione di “Cuore di pietra” e la guida in anteprima “Slovenska istra”, di Adriano Bellini Vinabolario (le parole e i termini del vino dalla Z alla A).
“Un’undicesima edizione riuscita perfettamente, vista l’ampia adesione” ci confermano Chiara Marchi di Miss Claire e Robi Jakomin portavoce dell’associazione viticoltori del Carso che, assieme all’Associazione italiana sommelier, hanno organizzato e promosso l’evento.
Roberto Filipaz (delegato provinciale Ais), presentando la manifestazione, ha parlato del Terrano come di un vino “che si odia o che si ama”. Noi lo amiamo, perché nostro, perchè legato alla nostra terra, al sangue del nostro Carso, vino di “scontrosa grazia” direbbe Umbero Saba, che sa di ciliegia, che sa di sasso.
Il vino è emozione.
Gianpaolo Lescovelli (Docet)
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